La notte dei ricercatori è giunta questanno alla sua decima edizione e ha lindiscusso merito di accorciare le distanze tra ciò che accade nei laboratori e la vita quotidiana proponendo
La notte dei ricercatori è giunta questanno alla sua decima edizione e ha lindiscusso merito di accorciare le distanze tra ciò che accade nei laboratori e la vita quotidiana proponendo incontri, dibattiti, spettacoli ed eventi che accompagnano un viaggio nel mondo della ricerca. Anche il Polo Universitario Asti Studi Superiori, in collaborazione con la Scuola di Biodiversità e il Centro di Educazione Ambientale WWF Villa Paolina, ha proposto la sua personale offerta per questa notte particolare a partire dallincontro con la scienziata Nadia Pastrone. Astigiana di nascita, Nadia Pastrone ha iniziato la sua attività di ricerca in fisica subnucleare con acceleratori al CERN proseguita poi al Fermilab di Chicago e allIstituto Nazionale di Fisica Nucleare di Torino.
Per chi ancora non lo sapesse, questa scienziata è stata la coordinatrice dei fisici italiani in uno dei due esperimenti, il CMS (Compact Muon Solenoid), che hanno portato alla scoperta del bosone di Higgs, spesso detto la particella di Dio ovvero quella che, predetta nel 1964, si è a lungo cercato e che, secondo la teoria, permea luniverso conferendo la massa alle particelle elementari. Il bosone di Higgs era il pezzo mancante per completare il modello standard e ora cè, ma non illudiamoci perché la scienziata ha sottolineato che «con questa scoperta conosciamo solo il 4% del nostro universo e restano ancora molti misteri da indagare». Una fatica, quella dellesperimento CMS, che la fisica astigiana ha presentato a studenti e non, in università e lo ha fatto partendo dal Cern, spiegando ai ragazzi che cosa sia il grande centro di ricerca svizzero e di quali fondamentali strumentazioni doti gli scienziati che da tutto il mondo vi lavorano.
«LEsperimento CMS – spiega Nadia Pastrone – è uno degli strumenti scientifici più complessi mai costruiti, un rivelatore costituito da 100 milioni di elementi attivi ciascuno dei quali contribuisce alla ricerca di segnali di nuove particelle e nuovi fenomeni. E situato a 100 metri di profondità vicino al paese francese di Cessy, al confine con la regione di Ginevra, Svizzera». Dopo avere fatto respirare alla platea un po della straordinaria atmosfera del Cern, «dove ha detto – non è raro vedere un premio Nobel lavorare a stretto contatto con uno studente», la scienziata ha concluso il suo intervento guardando a un futuro denso di nuove sfide.
Alessia Conti